Home » Blog » Alimentazione » La prevenzione dell’obesità nel gatto
La sovralimentazione e l’eccesso di peso che ne consegue è un problema molto diffuso che affligge più del 40% dei nostri gatti domestici.

Normalmente la causa del sovrappeso è da ricercarsi, nella maggior parte dei casi, in un eccessivo apporto calorico rispetto ai reali fabbisogni del gatto, alla somministrazione di razioni alimentari squilibrate e nella vita troppo sedentaria del gatto di casa.

Se a tutto questo associamo la somministrazione di cibo proveniente da tavola ad alto contenuto calorico, l’età, la sterilizzazione e soprattutto la noia, ecco che il nostro gatto comincia a perdere “forma”: le costole sono seppellite sotto un consistente strato di adipe e non sono più palpabili, l’addome diventa pendulo e, a livello dell’inguine, è apprezzabile un notevole accumulo di grasso.

È difficile che il proprietario di un gatto obeso accetti critiche sul peso del proprio gatto, normalmente tende a giustificare l’eccesso di pinguedine con qualche misteriosa disfunzione o, scaricando le proprie responsabilità, invoca la “robusta costituzione”.

Ancor più difficile è fargli capire che “grasso non è bello”, perché l’obesità può avere gravi ripercussioni sulla salute dell’animale.

Innanzi tutto si viene a creare un circolo vizioso: più l’animale mangia più ingrassa e si impigrisce, muovendosi sempre meno e di conseguenza aumenta ulteriormente di peso. Se non lo si fa muovere e se gli viene somministrato sempre lo stesso quantitativo di cibo, oppure se viene rimpinzato con “bocconcini” provenienti da tavola non si fa altro che peggiorare la situazione.

Un gatto grasso potrà inoltre facilmente presentare disturbi all’apparato muscolo-scheletrico e all’apparato cardio-respiratorio, che sono sollecitati da un carico eccessivo, sarà predisposto alla lipidosi epatica, a malattie del metabolismo come il diabete, potrà avere difficoltà riproduttive e parti difficoltosi, rischi anestesiologici, operatori e cicatrizzazioni difficili post-intervento.

Con queste premesse è facile capire quanto sia importante fornire al gatto una razione equilibrata con dei giusti dosaggi, meglio ancora se distribuiti in piccoli pasti durante la giornata. Sarà il medico a stabilire quanto peso l’animale deve perdere ed in quanto tempo, farà il calcolo delle calorie di cui l’animale giornalmente necessita e, in base alle calorie del cibo, stabilirà il quantitativo che deve essere somministrato nella giornata e il numero di pasti in cui è meglio suddividerlo. È opportuno che dosi e frequenza siano ben scritte in modo che le indicazioni siano il più precise possibili. Allo scopo sono molto comodi cibi preconfezionati a regime calorico controllato, ad alto contenuto di fibra e ridotto apporto di grassi, non richiedono integrazioni e soprattutto sono molto facili da dosare.

È difficile far seguire una dieta al gatto, per questo, se il veterinario reputa necessario mettere a dieta l’animale, occorre che tutti i membri della famiglia siano sensibilizzati nei confronti del problema e che siano tutti d’accordo nel far seguire un nuovo regime alimentare all’animale.

In ogni caso le diete sono lunghe e solo dopo alcuni mesi di sacrifici si cominciano ad ottenere dei risultati soddisfacenti, perciò è bene che tutti i familiari affrontino seriamente il problema della dieta del gatto. Gli insuccessi sono purtroppo molto frequenti (spesso superiori al 50%) e possono essere dovuti al fatto che il proprietario non è motivato abbastanza, non è pronto al cambiamento e che, soprattutto, non è stato ben “educato” prima di intraprendere un programma così impegnativo. Ha un ruolo fondamentale anche la difficile gestione del cibo da parte degli altri componenti della famiglia, è del tutto inutile proporre all’animale un cibo a calorie controllate nella sua ciotola e permettere che gli altri familiari (o i vicini di casa) lo alimentino di nascosto. Per aiutare l’animale a dimagrire si possono somministrare piccoli e frequenti pasti di cibo umido a bassa densità calorica, in modo da somministrare dosi più abbondanti, somministrare cibo umido perché (per il maggiore contenuto in acqua) sazia di più, aggiungere acqua o brodo al cibo (si può preparare del brodo di pollo o di pesce e congelarlo nelle vaschette del ghiaccio e scongelarne una al giorno da mettere nel cibo).

La dieta non avrà effetto se non viene associata ad una buona dose di “movimento”. Il gatto deve essere stimolato al gioco (4 sessioni al giorno di 5 minuti l’una). Sfruttando la “fame” lo si può costringere a cercare il cibo per casa, per fare ciò si eviterà di mettere il cibo secco in una sola ciotola, ma lo si potrà distribuire in più ciotole distribuite in vari punti della casa, in modo che il gatto sia stimolato non solo al movimento ma anche mentalmente. Si possono utilizzare i giochi cognitivi disponibili in commercio, che lo costringono a ingegnarsi per estrarre il cibo in modo tale che mangi più lentamente. Li possiamo anche costruire in casa, ad esempio utilizzando una bottiglietta di plastica asciutta e con il tappo, praticando dei fori leggermente più grandi dei croccantini in modo che, per permetterne la fuoriuscita, il gatto la debba muovere continuamente. Un metodo tanto semplice quanto efficace è quello di lanciare i croccantini in modo da indurlo a muoversi per poterli mangiare.

Se ci sono più animali in casa li si deve dividere al momento del pasto differenziato e lasciare a disposizione di tutti solo il cibo ipocalorico, oppure li si deve fare mangiare in stanze separate. È opportuno condurre regolarmente l’animale ai controlli in modo che calorie e dosi vengano regolarmente “aggiustate” per permettere che la perdita di peso sia regolare e costante.

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