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Per una gatta raggiungere l’età della pubertà significa essere in grado di riprodursi. Questa fase, in genere, inizia tra i 4 e i 6 mesi di età ed è influenzata da fattori ormonali, genetici, nutrizionali, ambientali e di razza. Le gatte siamesi infatti, così come in generale tutte le razze orientali, sono precocissime (5mesi); le persiane, per contro, sono tardive (10-12mesi). Anche lo stile di vita (animale che vive all’aperto vs animale d’appartamento), il benessere, il peso e l’igiene, incidono sul raggiungimento della pubertà. In generale possiamo affermare che la pubertà è ritardata da tutte le condizioni che rallentano il tasso di crescita e che minano il benessere dell’animale. Si parla invece di maturità sessuale quando una gatta raggiunge il 60% del suo peso da adulto, che è di almeno 2-2,5 Kg, e questa è altresì fortemente influenzata dal fotoperiodo. L’attività ormonale si attiva infatti quando le ore di luce nella giornata aumentano. La stagione riproduttiva nella gatta, dunque, inizia quando le giornate si allungano e la temperatura è più mite, e questo, alle nostre latitudini, si verifica da gennaio-febbraio e dura fino a settembre-ottobre. Per questo le gatte nate in tarda primavera non andranno in calore fino alla primavera successiva (quando avranno circa un anno), ma anche quelle nate in estate andranno in calore alla primavera successiva e queste, alla pubertà, non avranno più di 5 o 6 mesi.

Il ciclo riproduttivo della gatta è di tipo “poliestrale stagionale”, ovvero manifesta calori ripetuti ad intervalli di circa 10/15 giorni, in due lunghi periodi dell’anno (gennaio-marzo e maggio-agosto). Sono le diverse ore di luce e di buio che agiscono sugli ormoni e determinano cambiamenti a livello delle gonadi. Per questo motivo le gatte che vivono in appartamento risentono in misura minore di questa stagionalità, la luce artificiale ed il caldo costante, infatti, influenzano sensibilmente l’insorgenza dell’estro e la ciclicità del periodo riproduttivo. Prima che la gatta sia completamente in calore si trova in una fase di” proestro” che dura circa 1-3 giorni. Durante tale periodo la gatta attrae il maschio, ma è aggressiva e lo rifiuta. Nella fase successiva, chiamata “estro”, che dura fino a 7 giorni, la femmina è recettiva ed accetta l’accoppiamento. La gatta presenta un comportamento tipico: smette di mangiare, è nervosa, si rotola continuamente per terra, strofina il collo e la testa contro ogni oggetto accessibile, assume una posizione a sfinge con collo esteso, dorso inarcato e bacino sollevato, sposta la coda per dimostrare la disponibilità all’accoppiamento ed emette miagolii strazianti. Per richiamare i partner le gatte usano miagolii di diversa intensità e modulazioni ed anche particolari sostanze presenti nell’urina chiamati “feromoni”. Questi segnali non sonori ma odorosi servono per riconoscersi e per permettere agli animali di incontrarsi seguendo le tracce: il maschio segna il territorio ed il raggio d’azione con spruzzi di urina. Anche la femmina lascia delle tracce, in quanto durante il proestro urina più frequentemente affinché l’acido valerianico (feromone contenuto nella sua urina) possa, con il suo odore, eccitare il maschio. L’accoppiamento è molto breve: il maschio prima di salire afferra la gatta sul collo per bloccarla e, solo se si sente sicuro, le monta sopra, stringendo, con le zampe anteriori, il torace della gatta. Le zampe posteriori del maschio sfregano ripetutamente i fianchi in modo che la femmina sollevi la pelvi e renda possibile l’accoppiamento. Subito dopo, a “matrimonio avvenuto”, la gatta emette un grido piuttosto sordo e tenta di colpire il maschio che prontamente si ritira. Entrambi si puliscono leccandosi e la femmina si rotola ripetutamente sulla schiena. Gli accoppiamenti si ripetono in tale modo, con anche più partner, per 2-3 giorni fino a che la femmina non sarà più disponibile.

Caratteristica unica della gatta è il fatto che l’ovulazione sia indotta dall’accoppiamento e avviene 24-36 ore dopo il coito. Le spicole cornee presenti sul pene del maschio stimolano i recettori vaginali. Sono necessari più accoppiamenti per assicurare l’ovulazione.

A questo punto possiamo trovarci di fronte a tre possibilità:

Se non avviene l’accoppiamento la gatta, dopo un periodo di 10/15 giorni (interestro), ritorna in calore.

Dopo l’accoppiamento avviene il concepimento e quindi una gravidanza che dura 63-65 giorni.

Dopo l’accoppiamento non avviene il concepimento e quindi la gatta avrà una falsa gravidanza che dura 30-40 giorni. A seguire potrà tornare o meno in estro in funzione della stagione.

Può capitare che una gatta, nonostante sia già stata coperta, ritorni in calore. In questo caso, se si riaccoppia (superfetazione), i cuccioli avranno tempi di sviluppo diversi.

Il vero riposo sessuale, anestro, è il lasso di tempo compreso tra l’ultimo calore di un determinato periodo riproduttivo e il primo calore della stagione riproduttiva seguente. Tale fase dura in genere 4 mesi e, alle nostre latitudini, corrisponde al periodo tra settembre e gennaio.

Ricordiamo inoltre che l’estro di solito ricompare 4 settimane dopo il parto oppure dopo circa una settimana dall’allontanamento dei gattini.

Le gatte che vivono in appartamento e/o a cui non è permesso accoppiarsi liberamente devono essere portate dal maschio al secondo giorno di calore, quando le manifestazioni estrali sono più evidenti. È meglio che sia la gatta a spostarsi, perché il maschio di solito ha bisogno di trovarsi in un ambiente che gli è familiare e dove ci siano i suoi odori. Non sempre, e soprattutto la prima volta, il “tutto” va a buon fine. Una gatta impaurita dal nuovo ambiente o un gatto un po’ timoroso e impacciato possono rinviare l’appuntamento amoroso al calore successivo quando, essendosi già conosciuti, saranno più rilassati e disponibili.

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