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L’istologia studia a livello microscopico i tessuti e le cellule che li compongono. Tali tessuti si possono prelevare tramite biopsia (escissionale, incisionale, punch, Tru-Cut) o in sede autoptica. Il pezzo così ottenuto viene in seguito fissato in formalina tamponata al 10% e spedito al laboratorio per l’analisi istologica. L’anatomo-patologo esegue una serie di procedure che comprendono: fissazione, disidratazione, inclusione, taglio, colorazione, montaggio ed infine osservazione del campione al microscopio ottico. I numerosi passaggi elencati sono la causa dei tempi lunghi necessari per ottenere il referto dell’esame istologico, ma a differenza della citologia, le cui tempistiche di refertazione sono più brevi, l’esame istologico è maggiormente diagnostico e definitivo; l’architettura tissutale fornisce infatti maggiori informazioni rispetto al limitato numero di cellule che si ottiene da un prelievo citologico. Dal referto istologico, oltre alla diagnosi, si possono ottenere altre fondamentali informazioni quali la completezza d’escissione (se la lesione è stata asportata completamente) e, se previsto, il grado di malignità. Questi ultimi dati sono necessari per la stadiazione della malattia e, quindi, ricavare la prognosi ed impostare un protocollo terapeutico mirato ed appropriato.

Una nota a parte va dedicata alle colorazioni del preparato istologico, che permettono al patologo di esaminare ed identificare al microscopio le cellule neoplastiche. La colorazione comunemente usata in istologia è l’ematossilina-eosina, che colora i nuclei delle cellule in blu ed il citoplasma in rosa. Talvolta tuttavia questa colorazione non è sufficiente al patologo per riconoscere le cellule ed allora si possono usare numerose altre colorazioni come ad esempio: la colorazione di Fontana (permette di colorare la melanina e quindi riconoscere i melanomi poco differenziati), il blu di toluidina (colora i granuli dei mastociti), la colorazione rosso Congo (specifica per la sostanza amiloide).

Più recentemente sono state introdotte nuove tecniche di diagnostica denominate “immunoistochimiche” basate sull’uso di anticorpi specifici per le proteine tissutali; ne sono un esempio le citocheratine (proteine presenti nelle cellule epiteliali), la vimentina (prodotta dalle cellule mesenchimali) e le proteine KIT e Ki-67 (usate per la valutazione del comportamento biologico dei mastocitomi). Anche i leucociti, le cellule del sistema immunitario, possono essere colorati ed identificati tramite anticorpi; tale metodica viene utilizzata per lo più per la stadiazione delle neoplasie di origine linfoide.

Diagnosi, stadiazione e trattamento sono i tre passi da eseguire quando ci si trova davanti ad una neoformazione, e l’istologia, insieme ad altre indagini diagnostiche come ad esempio la citologia, l’ecografia e la tomografia computerizzata, è uno step il più delle volte obbligatorio nell’iter diagnostico, necessario ad assicurare ai nostri animali la terapia più adeguata e la migliore qualità di vita.

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