(tessuto che ricopre tutti gli organi che hanno un apporto vascolare). La specie piùcolpita è il cane, nel quale rappresenta il 5% di tutte le neoplasie non cutanee e circa il20% di tutti i tumori mesenchimali. Esistono una forma cutanea e sottocutanea (13-17%, decisamente meno frequente ed aggressiva) ed una viscerale, che coinvolge prevalentemente la milza (30-50% delle neoplasie spleniche), l’atrio cardiaco destro (10-50%) ed il fegato (5-10%), anche se può svilupparsi in qualsiasi organo (rene, cervello, prostata, vescica, polmoni, muscoli, regione retroperitoneale, osso, utero). Le cause, come per altre neoplasie, non sono ad oggi ancora completamente note, tuttavia il fatto che alcune razze e taglie siano piùpredisposte suggerisce una possibile componente genetica. Il Pastore Tedesco, il Dalmata, il Pointer, il Greyhound, il Pitbull, il Golden e Labrador Retrievers, lo Schnauzer, l’Australian Shepherd dog e il Boxer sembrano essere predisposti con un’età media di insorgenza tra gli 8 e i 13 anni. E’ una neoplasia a rapida crescita, con un elevato tasso metastatico e micro-metastatico (>80%); le sedi metastatiche più comuni nel cane e nel gatto sono fegato, mesentere, omento, cuore, encefalo e polmoni. La crescita di tale neoplasia appare tuttavia indolente, rendendo tale neoplasia difficilmente individuabile o sospettabile se non solo tardivamente, quando si giunge alla rottura improvvisa dell’organo coinvolto (comune nell’emangiosarcoma splenico, epatico o cardiaco).
Nel gatto il 50% degli emangiosarcomi si sviluppa prevalentemente a livello di fegato ed intestino, milza e sottocute. Nella maggior parte dei casi al momento della diagnosi si identificano diversi distretti colpiti, a sottolineare l’elevato potere metastatico. Nel gatto, indipendentemente dall’approccio terapeutico, la prognosi è riservata. Emangiosarcoma splenico: é possibile classificare l’emangiosarcoma in 3 stadi, sulla base della rottura o meno della neoformazione e alla assenza/presenza di metastasi.
STADIO I (massa non rotta ed assenza di metastasi)
L’ideale è riuscire a diagnosticare questo tumore allo stadio I, ovvero quando il paziente è stabile e la visualizzazione della massa è un reperto occasionale durante un’ecografia addominale. Per questo è consigliabile eseguire su cani adulto-anziani di media-grossa taglia almeno due ecografie all’anno. Qualora si visualizzi una massa splenica ecograficamente compatibile con un emangiosarcoma, si pianificherà l’intervento chirurgico di asportazione della milza, previ esami ematologici e stadiazione completa (radiografie del torace ed esame ecocardiografico oppure TAC). Una volta avuta la conferma istopatologica è comunque consigliabile un protocollo chemioterapico adiuvante. La prognosi varia dagli 8 ai 12 mesi.
STADIO II E III (massa rotta +/- metastasi)
I pazienti con emangiosarcoma splenico in stadio II e III sono instabili e vengono riferiti in pronto soccorso per dispnea, affaticamento improvviso, depressione del sensorio, distensione addominale (per presenza di emoaddome), mucose pallide e talvolta ecchimosi diffuse. Le principali diagnosi differenziali per questo quadro clinico includono ematoma splenico/epatico, torsione splenica, carcinoma epatico, linfoma marginale della milza, carcinomatosi e coaugolopatie (es. avvelenamento da rodenticidi). Secondo i dati riportati in letteratura, nei 2/3 dei cani con versamento addominale emorragico la causa è da ascrivere alla rottura dell’emangiosarcoma.
Questi pazienti necessitano di trattamenti d’urgenza per ripristinare la pressione sistemica e normalizzare la frequenza cardiaca; una volta stabilizzati, si deve procedere con un intervento chirurgico. Se le condizioni del paziente lo consentono, è preferibile eseguire una stadiazione preoperatoria per escludere la presenza di metastasi, con radiografie del torace, ecocardiografia ed ecografia addominale completa. Quest’ultima può non essere di facile esecuzione se il versamento addominale è abbondante, impedendo di visualizzare correttamente tutti gli organi. Il paziente affetto da tale patologia può altresì necessitare di trasfusione. Nel postoperatorio è di fondamentale importanza controllare la possibile comparsa di aritmie ed eventuali squilibri elettrolitici, i quali vanno corretti mediante adeguata fluidoterapia.
EMANGIOSARCOMA CARDIACO
Anche i pazienti con emangiosarcoma cardiaco possono essere instabili e, in questi casi, vengono riferiti in pronto soccorso con sintomi da tamponamento cardiaco, ovvero dispnea, affaticamento, depressione del sensorio, sincope, mucose pallide, talvolta distensione addominale per presenza di ascite (se il versamento pericardico è cronico). Le principali diagnosi differenziali includono pericardite idiopatica, chemodectoma, mesotelioma, linfoma, rottura atriale e coaugolopatie (ex. avvelenamento da rodenticidi).
Il trattamento d’urgenza prevede l’esecuzione di pericardiocentesi. Una volta stabilizzato il paziente, si deve procedere ad una stadiazione preoperatoria per escludere la presenza di metastasi, con radiografie del torace ed ecografia addominale completa.
L’intervento chirurgico consiste in una pericardiectomia con o senza exeresi della massa. La prognosi, in caso di emangiosarcoma, rimane sfavorevole, tuttavia un approcccio combinato chirurgico e chemioterapico adeguato offre un netto beneficio al paziente e prolunga la sua aspettativa di vita.
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