Home » Blog » Alimentazione » Alimentazione in gravidanza, lattazione e svezzamento dei gattini
La gatta in gravidanza necessita di attenzioni particolari anche per l’alimentazione. L’aumento di cibo deve aggirarsi intorno al 15-20%, non deve quindi essere eccessivo, perché un aumento eccessivo del peso della madre e delle dimensioni dei gattini possono creare difficoltà nel parto. È consigliabile nutrire le gatte gravide con diversi piccoli pasti al giorno durante le ultime tre settimane di gravidanza, poiché la pressione dell’utero, aumentato di dimensioni, sullo stomaco, rende difficile l’assunzione di un pasto abbondante. La quota calorica deve essere aumentata fin dall’inizio della gestazione, in quanto il fabbisogno energetico aumenta: è necessario un apporto di 90-110 Kcal/Kg di peso vivo (in pratica la quota energetica giornaliera è di 350 kcal per una gatta di circa 3,5 kg di peso). In gravidanza e lattazione le gatte dovrebbero assumere un alimento ricco in proteine (35-50% sulla sostanza secca) e grassi (18-35% sulla sostanza secca), indispensabili per sostenere un corretto accrescimento dei feti, e con un corretto bilanciamento di minerali. Un’ alimentazione per la madre in gravidanza e lattazione carente di proteine può avere effetto negativo sui gattini, causando un’inadeguata risposta alle situazioni di stress e ritardo nello sviluppo. Tra le preparazioni industriali si consiglia di somministrare le pappe per gattini in crescita (linee Puppy), anche se in quantità minore.

Durante la lattazione il fabbisogno energetico della gatta raggiunge anche le 600 kcal. Durante la lattazione l’acqua deve essere sempre fresca e a disposizione a causa della maggiore eliminazione di liquidi attraverso il latte.

Il latte prodotto nelle prime 24 -72 ore viene chiamato colostro ed ha caratteristiche particolari perché contiene immunoglobuline, lipidi, vitamine, enzimi, ormoni, è energetico e lassativo. Nelle prime 3–4 settimane il latte materno ha caratteristiche tali da non richiedere alcuna integrazione per la crescita dei gattini (ad eccezione di cucciolate eccezionalmente numerose). Dopo questo periodo il latte non è in grado di fornire un apporto calorico e nutrizionale adeguato a garantire un normale sviluppo: comincia a difettare in alcuni oligoelementi per cui occorre iniziare lo svezzamento dei gattini. Solitamente il latte materno non è più in grado di soddisfare i bisogni nutrizionali quando i piccoli cominciano a provare interesse verso nuovi cibi (in genere verso i 28/30 giorni). Ai gattini inizialmente dovrebbe essere offerta più volte al giorno una pappa allungata con acqua o latte in polvere diluito, servita in piatti bassi e facilmente accessibili. I primi tempi il consumo di cibo è decisamente modesto perché la fonte principale è ancora rappresentata dal latte materno, ma intorno alla quinta settimana i gattini dovrebbero essere in grado di nutrirsi con alimenti semisolidi. Intorno alla sesta settimana i gattini sono in grado di assumere anche cibo secco. Per alcuni di essi il passaggio dalla suzione alla masticazione è molto naturale, altri, invece, tentano di alimentarsi leccando il cibo, per questo occorre offrire loro un alimento finemente triturato e ammorbidito, avendo cura di ridurre gradatamente la componente liquida e, con il passare dei giorni, offrire dei pasti con consistenza sempre più densa. Al gattino bisogna offrire cibi con diversi sapori e consistenze, per ampliare le sue preferenze, in modo che da adulto non arrivi a rifiutare cibi a cui non è stato abituato fin da piccolo.

Lo svezzamento non deve essere troppo precoce e nemmeno la separazione dalla famiglia, perché nel gattino questo potrebbe causare problemi di lento apprendimento, aggressività e diffidenza.

Il sistema immunitario dei gattini è protetto dagli anticorpi materni presenti nel colostro, l’immunità verrà poi conservata grazie ai protocolli vaccinali effettuati dal veterinario.

I piccoli nascono con un peso variabile dai 90 ai 110 grammi e aumentano di circa 5-10 grammi al giorno. Esistono enormi differenze in quantitativo di proteine, grassi e apporto calorico tra i tipi di latte delle diverse specie. Per questo qualora si utilizzasse il latte di un’altra specie per nutrire un orfanello, esso va opportunamente integrato.

Latte delle diverse specie a confronto

cagna gatta bovina capra cavalla suina

proteine% 7,5 7,5 3,3 3 2 6

grassi % 9,5 8,6 3,7 3,8 1,4 8

zuccheri% 3 4 4,8 4,5 7 4

calcio mg/l 240 180 120 130 100 210

energia kcal 1500 1300 600 750 500 nn

Nel latte di gatta la concentrazione di ferro è molto alta (come anche quella di caseina, che ha la capacità di legarsi al calcio) e dopo la terza settimana occorre integrare con altri alimenti perché il latte diventa carente in ferro, rame e zinco.

Il gatto raggiunge le dimensioni da adulto in un periodo variabile tra i 6 e i 12 mesi. In questo periodo il gatto raggiunge un peso 40-50 volte superiore rispetto alla nascita, anche se in alcune razze la piena maturità viene raggiunta dopo i due anni di età. Da questo si evince che solo una dieta bilanciata, appositamente formulata per la crescita, può permettere un corretto sviluppo corporeo e far fronte ad un aumento di peso così importante.

Rispetto all’adulto, il gattino necessita, nella giornata, di un quantitativo leggermente maggiore di proteine di origine animale di alta qualità ed altamente digeribili, per assicurare il giusto apporto di amminoacidi essenziali per la crescita e lo sviluppo. È un grave errore aggiungere calcio e fosforo ad una dieta bilanciata, formulata per gattini: questi alimenti presentano già il quantitativo di calcio e fosforo necessari per la crescita nelle giuste proporzioni e non necessitano una ulteriore integrazione. Altrettanto grave è sovralimentarli, un gattino grasso può avere inizialmente una maggiore accelerazione nella crescita ma può presentare, in seguito, disturbi all’apparato muscolo scheletrico e potrebbe diventare un adulto obeso. I fabbisogni nutrizionali ed energetici dei gatti in crescita sono superiori rispetto a qualsiasi altro periodo della vita ad esclusione dell’allattamento (un gatto adulto ha bisogno di 50-70 Kcal per kg al giorno mentre un cucciolo in crescita 160 Kcal per kg al giorno). Per questo motivo anche la qualità del cibo riveste un ruolo molto importante: il gattino pur avendo un maggiore fabbisogno energetico e di nutrienti essenziali rispetto all’adulto ha, a differenza di questo, minori capacità digestive. Se la dieta è di scarsa qualità e con basso valore energetico l’animale deve assumerne un quantitativo maggiore e questo non fa altro che diminuirne ulteriormente la digeribilità. Inoltre la capacità complessiva di riempimento del loro piccolo stomaco viene raggiunta prima che essi abbiano assunto tutti i nutrienti di cui necessitano. Tutte le diete devono essere bilanciate e appositamente formulate per permettere al gattino una crescita armoniosa e, qualora si decidesse per una dieta casalinga, bisogna fare molta attenzione ad una corretta integrazione: dosi eccessive di sali minerali e vitamine sono, alla lunga, dannose quanto le integrazioni insufficienti.

Inizialmente al gattino che entra a far parte della nuova famiglia non dovrebbe essere cambiato subito anche l’alimento assunto in precedenza. Solo dopo qualche giorno e solo se consigliato dal veterinario, il cibo può essere cambiato con molta gradualità giorno per giorno. Il cambio in toto dell’alimentazione non dovrebbe avvenire in meno di dieci giorni. I gatti possono essere alimentati ad libitum (il cibo è sempre disponibile e i gatti vanno alla ciotola tutte le volte che ne sentono la necessità) o ad orari prefissati. In natura il comportamento alimentare dei gatti prevede tanti piccoli pasti al giorno e anche in casa si può adottare questo tipo di approvvigionamento, lasciando a disposizione la ciotola con il cibo secco durante il giorno e cibo umido allungato con acqua al mattino e alla sera. Con questo tipo di somministrazione del cibo il gatto pur facendo circa 12-20 piccoli pasti nella giornata si regola nell’assunzione del cibo. Solo nel caso in cui siano presenti alcune patologie o nella condizione in cui tenda all’obesità, occorre cambiare metodo di somministrazione della razione.

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