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Non esiste un dato scientifico che attesti esattamente quando si può parlare di animale anziano, tuttavia solitamente l’inizio dell’invecchiamento viene stimato intorno ai 7 anni, ovvero quando l’animale cambia nell’aspetto fisico e nel comportamento e tutto l’organismo, compreso l’apparato digerente, comincia a diventare meno efficiente.

Di solito, in concerto con il veterinario, quando il gatto inizia ad essere definito senior, si cambia gradualmente alimentazione. Non esiste una regola universale applicabile a tutti i soggetti indistintamente, è anzi importante, data l’enorme differenza dovuta a variabili come il peso, la razza e le condizioni di vita, considerare ogni animale a sé. Tutte le diete devono però avere in comune l’uso di proteine di alta qualità, riduzione del fosforo, riduzione del sodio, un apporto calorico controllato e l’integrazione con antiossidanti.

L’animale anziano, infatti, dal punto di vista dietetico, ha esigenze diverse a causa della minore attività motoria, di alterazioni immunitarie che lo rendono più suscettibile alle malattie e, spesso, presenta cambiamenti di peso, a causa della perdita della muscolatura o dell’aumento della massa grassa. Alcuni soggetti hanno tendenza ad ingrassare (un gatto in sovrappeso non avrà solo difficoltà a muoversi ed a giocare, ma sarà anche un soggetto molto più predisposto di altri alle patologie tipiche della senilità) altri, e sono la maggior parte, al contrario, dimagriscono e spesso in modo molto significativo.

Con l’aiuto del veterinario occorre stabilirne, dove è possibile, la causa. Se non si riesce a individuare il motivo (presenza di tartaro, gengiviti o perdita di alcuni denti che comportano difficoltà all’animale nell’approvvigionarsi, convivenza con altri animali, difficoltà di deambulazione per problemi articolari, ipertiroidismo…) potrebbe avere senso cambiare il cibo, controllando che sia ben bilanciato e con il giusto apporto calorico. Un gatto anziano ha un fabbisogno energetico di 65-70 Kcal/Kg di peso vivo al giorno. Con l’avanzare dell’età, infatti, è importante, oltre alla quota di calorie fornite, anche somministrare una dieta altamente digeribile, perché le capacità digestive possono notevolmente diminuire.

Spesso si rende necessario apportare una quantità maggiore di fibra per stimolare una migliore motilità del tratto gastroenterico e per prevenire la costipazione.

Con l’avanzare degli anni si assiste nel gatto ad una iposensibilità alla sete. Oltre a mettere in casa ciotole di acqua dalle forme più disparate lungo i percorsi che il gatto segue, occorre fornire cibo umido frazionato in più pasti, meglio ancora se allungato con acqua o brodo tiepido, privo di sale. L’alimento fornito deve essere particolarmente appetibile perché con l’età si verificano anche alterazioni nella percezione del gusto e dell’olfatto.

Gli appetizzanti possono rendere il cibo più appetibile ed aumentarne l’assunzione. Anche la temperatura del cibo ha un ruolo molto importante, è meglio che il cibo sia offerto a una temperatura di 35°C, cioè la temperatura alla quale il cibo sprigiona maggiormente l’odore (è la temperatura della preda appena uccisa). L’alimento in questo modo risulta decisamente più appetibile rispetto ad un alimento freddo, che non sprigiona aroma.

A volte banalità come il cambio di piatto possono rivelarsi utili perché aiutano l’animale ad alimentarsi meglio. Controlli periodici e regolari dal veterinario permetteranno anche di verificare le condizione dell’apparato cardiopolmonare, della vista e dell’udito, che nei gatti della terza età spesso sono compromessi.

La dieta ha un ruolo fondamentale nella prevenzione di alcune tra le patologie più frequenti che colpiscono i gatti anziani, per questo motivo è consigliabile attenersi ad una alimentazione corretta, completa e bilanciata.

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