Home » Blog » Dermatologia » Reazioni avverse al cibo: il punto di vista del dermatologo
Le reazioni avverse al cibo (RAC) possono affliggere una buona percentuale di pazienti in Medicina Veterinaria. Esse possono essere causate da reazioni immunologiche (allergie) oppure non immunologiche (intolleranze, come per esempio al lattosio, o reazioni tossiche, ad esempio a tossine batteriche). Clinicamente non è possibile fare una distinzione tra allergie e reazioni non immunologiche; inoltre non si possono distinguere clinicamente le allergie alimentari dalla dermatite atopica.

Da un punto di vista dermatologico, la RAC si classifica come la terza malattia allergica più frequente ed affligge tra il 6% e il 26% dei cani con problemi dermatologici. Molto spesso la RAC si accompagna all’atopia e distinguerle clinicamente è impossibile, anzi richiede un iter diagnostico piuttosto lungo. Non esiste una vera e propria predilezione di razza, anche se l’appartenenza alle razze Golden e Labrador Retriever, Carlino, Boxer, West Highland White Terrier, Bassotto e Rhodesian ridgeback è considerata un fattore di rischio. Più comunemente sono interessati da questa malattia animali giovani, sotto l’anno di età, oppure adulti (oltre i sei anni).

Il segno clinico dermatologico più frequente della RAC è il prurito non stagionale, che può interessare qualsiasi regione del corpo, ma che si concentra soprattutto ad orecchie, muso, ascelle, spazi interdigitali e plantari, groppa, inguine, perineo. Frequenti sono le infezioni microbiche secondarie che possono insorgere sulla cute o nelle orecchie. Fino al 60% dei pazienti può presentare anche segni clinici gastroenterici come vomito o diarrea ricorrenti, borborigmi, meteorismo, perdita di peso. Quando la RAC non è riconosciuta e si va incontro ad una cronicizzazione della dermatite, sono presenti perdita di pelo, iperpigmentazione ed ispessimento della cute, seborrea e/o otite cronica.

Gli alimenti più frequentemente coinvolti nella RAC del cane, secondo recenti studi, sono il manzo, il pollo, i prodotti caseari, l’agnello ed il grano; meno comunemente soia, mais, uova, maiale, pesce e riso. Nel gatto, sono manzo, pollo e pesce. In particolare, un allergene alimentare è una proteina di peso molecolare superiore a 10 kDa che sia in grado di evocare una reazione di ipersensibilità. Le conoscenze riguardanti gli allergeni alimentari specifici identificati come causa di RAC nel cane sono limitate.

Dopo una accurata raccolta anamnestica, visita dermatologica ed esclusione delle altre malattie pruriginose, per ottenere la diagnosi di RAC occorrerà effettuare, su indicazione del Medico Veterinario, una dieta ad eliminazione, seguita da test di provocazione. Numerosi test allergologici che si effettuano sul sangue sono presenti in commercio, ma non sono attendibili e sono pertanto sconsigliati. La dieta ad eliminazione deve avere una durata di almeno 8 settimane nel cane e 6 settimane nel gatto, può essere casalinga o commerciale con nuove fonti proteiche, di carboidrati e lipidi mai mangiati dall’animale in precedenza e che non diano reazioni crociate con alimenti già assunti. In commercio sono presenti alimenti costituiti da proteine idrolisate, ovvero frammentate in peptidi del peso di 3-5 kDa, che non sono in grado di scatenare una reazione allergica. In base all’anamnesi, il Medico Veterinario saprà indicare la dieta corretta. In caso di miglioramento della sintomatologia durante l’assunzione della dieta, è possibile emettere una diagnosi di sospetto di RAC, che potrà essere confermata solo tramite la ricomparsa dei segni clinici in seguito alla reintroduzione degli alimenti mangiati in precedenza. Questa fase del trial clinico è definita “provocazione” e può durare sino a 14 giorni; va considerata per ogni alimento assunto dall’animale.

In conclusione, la diagnosi della RAC prevede un iter lungo e preciso, richiede l’ausilio di una attenta anamnesi, l’esclusione di altre malattie dermatologiche e la corretta esecuzione della dieta da parte dei proprietari.

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