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La dermatofitosi è un’infezione a carico di peli, scaglie, unghie e cute causata dall’azione patogena di un fungo. Esistono oltre trenta specie di organismi fungini patogeni per la cute, alcuni dei quali, come Microsporum canis e Tricophyton mentagrophytes, si sono adattati a vivere sugli animali, mentre altri, come ad esempio Microsporum gypseum, sono generalmente presenti nel suolo ove hanno soggiornato animali malati che hanno rilasciato scaglie, peli e piume infestati.

La dermatofitosi è una malattia poco comune nel cane e nel gatto, affligge circa il 2% degli animali con malattie cutanee; è più comune in particolar modo nelle regioni a clima temperato, negli animali giovani, randagi, da caccia, che vivono in collettività o sono immunocompromessi. Alcune razze, come il gatto Persiano o lo Yorkshire Terrier, sono predisposte allo sviluppo di questa malattia.

Il contagio avviene per contatto diretto con animali infestati, o più raramente, per via indiretta tramite contatto con peli o cheratina infetta presenti nell’ambiente, sugli indumenti o sugli utensili per animali (es. spazzole, gabbie, tosatrici).

Anche l’uomo può contrarre la malattia, pertanto è indispensabile una diagnosi precoce. Le lesioni dermatologiche sono curabili e la complicazione più grave di un’infezione da M. canis in una persona immunocompromessa è un periodo prolungato di trattamento. Il dermatofita più comune nell’uomo è Tricophyton rubrum, responsabile dell’onicomicosi, e non è trasmesso dagli animali.

Le lesioni osservabili sui nostri animali in corso di dermatofitosi sono caratterizzate da aree alopeciche focali o multifocali, tendenzialmente circolari, ricoperte o meno da scaglie e croste. La distribuzione delle lesioni è asimmetrica, il prurito da assente a lieve. Le sedi più comunemente colpite sono la testa e gli arti. Il coinvolgimento delle estremità più distali degli arti è caratterizzato da onicomicosi e pododermatite. Le lesioni possono essere anche nodulari (kerion, pseudomicetoma, micetoma). Esistono anche le più rare dermatofitosi pustolose che possono mimare il penfigo foliaceo.

Per la diagnosi ci si avvale di alcuni esami collaterali quali: l’esame con Lampada di Wood, l’esame microscopico diretto del pelo, il raschiato superficiale e la coltura funginea, utile per la tipizzazione del fungo patogeno. Quest’ultima può richiedere un tempo di refertazione di tre settimane. In alcuni casi, più rari, occorre effettuare una biopsia cutanea o un esame PCR.

La terapia in corso di dermatofitosi richiede l’utilizzo di farmaci sia per via topica che per via orale, può essere molto lunga e richiedere mesi prima di una completa guarigione. E’ molto importante recarsi con il proprio animale ai controlli stabiliti dal Medico Veterinario al fine di agevolare il controllo della malattia, tramite il monitoraggio delle lesioni e delle colture fungine. Fondamentale, inoltre è la disinfestazione ambientale. Gli oggetti con cui l’animale infetto viene a contatto devono poter essere facilmente lavati e decontaminati quotidianamente. I prodotti più efficaci a tale scopo risultano essere quelli contenenti enilconazolo, ipoclorito di sodio e perossido di idrogeno accelerato (AHP).

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