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Eziologia

La coccidiosi è una patologia gastrointestinale sostenuta da protozoi appartenenti alla famiglia degli Eimeriidae all’interno della quale ritroviamo il genere Eimeria, che interessa principalmente pollame, bovini, ovi-caprini, suini, equini e lagomorfi, ed il genere Cystoisospora, che interessa canidi, felidi ed umani. Tendenzialmente i coccidi sono specie-specifici e monoxeni, ossia concludono il proprio ciclo vitale all’interno di un’unica specie ospite. A tal proposito, le coccidiosi di cane e gatto non hanno quindi implicazioni zoonotiche. Per quanto riguarda i cani, le specie di interesse sono Cystoisospora canis, C. ohioensis e C. burrowsi, mentre Cystoisospora felis e C. rivolta infettano i gatti. I coccidi sono provvisti di un complesso apicale, di un microporo e non hanno ciglia; nel loro ciclo biologico alternano generazioni asessuate a generazioni sessuate. Il ciclo vitale si distingue in tre fasi: sporulazione, infezione e schizogonia, gametogonia e formazione delle oocisti. Quest’ultime presentano dimensioni tra i 15 e 40 µm a seconda delle specie. L’infezione avviene attraverso la via oro-fecale, mediante l’ingestione delle oocisti sporulate; il processo di sporulazione avviene in ambiente esterno in condizione di adeguata ossigenazione, elevata umidità e temperatura ottimale (circa 25°C). La sporulazione porta alla trasformazione dello sporoblasto in due sporocisti, ognuna delle quali contiene quattro sporozoiti. Una volta ingerite le oocisti sporulate, a livello intestinale, mediante l’azione di tripsina e bile, gli sporozoiti lasciano le sporocisti e penetrano nelle cellule epiteliali intestinali, divenendo trofozoiti. Quest’ultimi, all’interno delle cellule ospiti, aumentano di volume e si trasformano in schizonti, che per divisione multipla o schizogonia producono un certo numero di merozoiti che, invadendo altre cellule, si trasformano nuovamente in trofozoiti; la schizogonia procede per alcune generazioni finché gli schizonti producono merozoiti sessuati, i quali penetrando in nuove cellule si trasformano in macrogametociti (femminili) e microgametociti (maschili); il macrogametocita si trasforma in una grossa cellula (macrogamete) che occupa quasi tutta la cellula ospite, mentre i microgametociti si dividono più volte dando origine a un grande numero di microgameti, organismi flagellati unicellulari, che escono dalla cellula parassitata. Quando un microgamete raggiunge il macrogamete lo feconda dando origine allo zigote (diploide), alla cui periferia si forma una parete cistica (oocisti) che verrà espulsa con le feci per dare inizio ad un nuovo ciclo vitale, che può variare come durata da alcuni giorni fino ad un mese, a seconda delle specie parassitate. (1)(2)(4)(5)

Epidemiologia

Le specie di Cystoisospora di cani e gatti sono ubiquitarie e le oocisti si trovano nelle feci sia di animali malati che subclinicamente infetti. Il periodo di prepatenza è di circa dieci giorni. Le infezioni primarie si contraggono normalmente durante il periodo di lattazione (che arriva fino all’ottava settimana di età), di conseguenza la maggior parte dei casi clinici sono diagnosticati in cuccioli/gattini di età inferiore ai quattro mesi. A quell’età la maggior parte delle infezioni sono acquisite tramite ingestione di oocisti dall’ambiente, infatti queste possono restare infettive nell’ambiente per diversi mesi e possono accumularsi in canili o gattili dove è presente un’alta densità di ospiti idonei. Diversi animali, tra cui roditori e ruminanti, possono fungere da ospiti paratenici (a fondo cieco) dopo l’assunzione orale delle oocisti e successivamente ospitare le fasi dormienti (dormozoiti) dei coccidi nei loro organi interni, risultando infettivi per diversi anni. (4)

Sintomatologia

La maggior parte delle specie è solo lievemente patogena ma può causare diarrea transitoria, coliche, perdita di peso e febbre, in casi gravi anche diarrea emorragica. Gli stadi endogeni del parassita lisano le cellule epiteliali che rivestono i villi intestinali, producendo atrofia di quest’ultimi, ipertrofia della cripta, infiammazione, malassorbimento e talvolta emorragie petecchiali. Spesso la presentazione clinica è legata alla presenza di coinfezioni virali, elmintiche o batteriche; anche cambiamenti alimentari (proprio nei cuccioli ad esempio, che cambiano alimentazione verso cibi solidi) possono influenzare la sintomatologia diarroica. Eventuali reinfezioni portano all’emissione di poche oocisti e, in genere, a nessuna sintomatologia, in quanto si sviluppa un’immunità specifica, pur non essendoci cross-immunità tra le diverse specie di Cystoisospora. (2)(4)

Diagnosi e Trattamento

La diagnosi di coccidiosi avviene principalmente rilevando le oocisti escrete nelle feci mediante l’osservazione con microscopia ottica, previo esame coprologico per flottazione.

Per il trattamento, la somministrazione di sulfamidici giornaliera per 5-7 giorni è efficace nel controllo della diarrea, ma non per l’escrezione di oocisti. Attualmente, Il toltrazuril ed il diclazuril sono i farmaci di scelta contro la cystoisosporidiosi felina, anche se per questa specie non è stato concesso l’uso in licenza. Nei cani per le coinfezioni di coccidi e nematodi invece è registrata una combinazione di toltrazuril/emodepside. Dove è necessario tuttavia può essere eseguito un utilizzo off-label di toltrazuril /diclazuril per cani o gatti, somministrando le formulazioni orali per i mammiferi. L’utilizzo di toltrazuril o diclazuril in un’unica applicazione riduce in modo significativo l’escrezione delle oocisti negli animali infetti. Tutti i soggetti della stessa cucciolata di un soggetto affetto hanno un alto rischio di infezione e, per tal motivo, si consiglia il trattamento di tutta la cucciolata in quanto quest’ultimo, se eseguito nel periodo di prepatenza, impedisce in gran parte l’escrezione parassitaria e riduce la diarrea nelle cucciolate colpite. (3)(4)

Profilassi

La prevenzione è legata a buone procedure di igiene quali adeguata rimozione delle feci nei canili, accurata pulizia e disinfezione delle lettiere negli allevamenti ed igiene del personale addetto agli animali. L’utilizzo del vapore e di sostanze chimiche come i cresoli inattiva le oocisti. (4)

BIBLIOGRAFIA

Coppola M.G. “La diagnosi di laboratorio delle malattie da protozoi” Il laboratorio di protozoologia, Volume 11, Mappe Parassitologiche, 2010, Ed. Cringoli G.
http://parasite.org.au/para-site/text/isospora-text.html
Petry G., Kruedewagen E., Kampkoetter A., Krieger K., “Efficacy of Emodepside/Toltrazuril Suspension (Procox® Oral Suspension for Dogs) against Mixed Experimental Isospora felis/Isospora rivolta Infection in Cats”, Volume 109, pp.29-36, 2011, Parasitology Research
Rinaldi L., Maurelli M.P., Musella V., Bosco A., “Linee guida per il trattamento ed il controllo dei parassiti degli animali da compagnia” ESCCAP, Volume 21, pp. 193-196, Mappe Parassitologiche, 2015, Ed. Cringoli G.
Urquhart G.M., Armour J., Duncan J.L., Dunn A.M., Jennings F.W., “Parassitologia Veterinaria”, pp. 266-296, 2007, Ed. UTET

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